NOI, CSI il fondamento di una identità
"Nello sport al centro deve esserci l'uomo"
“Siamo il quarto comitato d’Italia con circa 52 mila tesserati e questo ci obbliga a fare sempre di più e sempre meglio. Ho iniziato da ragazzo ad allenare la squadra parrocchiale, poi ne sono diventato il presidente, ecco perché dico con certezza che fare educazione attraverso lo sport è possibile, così com’è possibile educare alla fede, sempre attraverso lo sport”. E’ con questa premessa che il neo presidente del Csi Alessandro Munarini lunedì sera ha presentato l’intervento di don Carlo Pagliari, di fronte a quasi cento persone, tra i quali gli allenatori di calcio alla prima serata del loro corso di formazione organizzato in via Agosti, alla sede del Csi.
“Chi opera in questo settore non lo fa per denaro - ha spiegato don Carlo Pagliari - lo fa perché mosso dalla passione e dal desiderio di educare che noi tutti ritroviamo nel Csi. Per chi allena, soprattutto i più piccoli, il compito è veramente impegnativo anche perché molte volte i ragazzi ascoltano più gli allenatori dei genitori”. Il consulente ecclesiastico del Centro Sportivo ha parlato poi dell’importanza che il Csi ha avuto nella storia del nostro paese, quando, specialmente dal dopoguerra in poi, ha garantito la possibilità a tutti di praticare attività sportiva, trasmettendo fondamentali valori educativi grazie allo sport, soprattutto attraverso le parrocchie e gli oratori, ovvero “...lo strumento educativo più completo che esista, perché le parrocchie hanno la capacità di attrarre centinaia di giovani, permettendo loro di giocare, di studiare, di confrontarsi, di vivere e di interagire con gli altri, riflettendo e conoscendo nel contempo loro stessi, per poi indirizzare il loro cammino come uomini consapevoli”.
“E’ sbagliato il preconcetto secondo il quale lo sport in oratorio è organizzato “alla viva al parroco”, perché il cristiano ha come modello Gesù, il "top di gamma" dell’uomo. Noi abbiamo quindi l’obbligo di fare le cose fatte bene, di farle belle dal punto di vista estetico e di farle ai massimi livelli, nel rispetto dell’etica e della correttezza". Don Carlo ha poi aggiunto che "...non è vero che l’importante è partecipare: chiunque scende in campo lo fa per vincere, ma l’avversario non dev’essere visto come un nemico, piuttosto come un rivale sportivo, per questo occorre un'attenta educazione alla vittoria e alla sconfitta nel rispetto dell'altro. Se però manca l’obiettivo del successo si perdono stimoli sia negli allenamenti che nelle partite e quindi l’agonismo diventa un valore importantissimo nello sport, che deve altresì mantenere le caratteristiche di gioco, festa e cura del corpo, valori alla base di ogni disciplina”. Don Pagliari ha poi concluso la serata identificando precisamente il ruolo del Csi: “La sfida educativa è tenere al centro la persona: quando l’uomo organizza lo sport per il guadagno, tende allo spettacolo; quando lo fa in funzione dei trofei, mira alla vittoria; ma quando lo organizza in funzione educativa, pensa alla persona. Noi dobbiamo educare alla gratuità dello sport, all’agonismo, al rispetto, alla sconfitta e alla vittoria e il Csi dev’essere custode dello sport, ma di quello vero”.
Ufficio Stampa CSI