Parola al Presidente Alessandro Munarini 10/2018
La persona al centro
Lunedì 24 Settembre, nella sala riunioni del nostro comitato, abbiamo organizzato un momento di incontro, presentazione e confronto sull’attività formativa che il CSI di Reggio Emilia propone alle società sportive e non solo.
In realtà abbiamo potuto partecipare ad un serio “esame di coscienza”.
Don Carlo Pagliari, nostro assistente ecclesiastico, ci ha aiutato a ragionare sulla nostra mission e sull’importanza di rivalutare la centralità della persona umana in tutte le nostre attività, sia formative che sportive.
Il Centro Sportivo Italiano ha una carta di riferimento culturale ed educativa per tutti i suoi operatori. Questa carta si chiama patto associativo e viene fatta firmare, ”per accettazione”, a tutti i membri di consiglio, sia provinciali che regionali e, ovviamente, anche ai membri che costituiscono il consiglio nazionale. Riporto testualmente: ”Con la sua accettazione viene sancita l'appartenenza associativa e delineato il modello dell'organizzazione, della vita e delle attività dell'Associazione. Gli operatori e le strutture vi aderiscono e s'impegnano per la sua fedele attuazione”.
All’interno del documento troviamo poi questo passaggio decisivo:
“La persona umana è il soggetto e il fine dell'attività del Centro Sportivo Italiano. L'Associazione pone a base della propria azione la dignità della persona umana fatta a immagine di Dio, il suo primato di fronte a interessi di qualsiasi natura, il suo diritto a svilupparsi pienamente anche attraverso l'attività sportiva…….”
Abbiamo l’esigenza di farci carico di questo impegno e non dobbiamo avere paura di testimoniare la nostra fede e divulgarla quanto più possibile. Oltretutto abbiamo la possibilità di farlo in un ambito che ci appassiona e ci diverte, ma anche un luogo in cui ci viene data l’opportunità di raggiungere persone “distanti” da noi. Soprattutto dobbiamo avere la forza di essere credibili.
Nel nostro tempo viviamo una realtà del “tutto e subito”, poco attenta alle persone e incentrata fortemente sull’egoismo e l’affermazione personale. Una affermazione figlia degli esempi (anche in campo sportivo) che la società civile ci regala ogni giorno. Oggi siamo diventati delle stories, piuttosto che dei post su facebook. Siamo diventati degli account e delle password (che spesso dimentichiamo) perdendo tutto quello che di essenziale esiste nel mondo che ci circonda.
Ecco perché ritengo fondamentale che i dirigenti sportivi, gli allenatori e tutti coloro che sono preposti a lavorare nel mondo dello sport ripartano da questi valori e da queste basi per poter educare al meglio le persone che sono loro affidate. Dobbiamo imparare a rimettere la persona al centro. Lo sport quindi non come finalità, ma come mezzo di un percorso educativo e di crescita. Può apparire paradossale per un ente che ha nella promozione sportiva il suo senso di esistere; la nostra deve essere perciò una promozione sportiva finalizzata alla persona, alla crescita umana e spirituale di essa. Per fare ciò, contrariamente a quanto si pensa, sarà fondamentale insegnare sport nella maniera più accurata e professionale possibile. Se è vero che gli allenatori e dirigenti hanno molta credibilità agli occhi dei loro atleti, è altrettanto vero che questa credibilità avrà maggiore forza se la proposta che viene fatta è una proposta qualificante; in altre parole si ottiene un risultato positivo nel campo dell’educazione se questo messaggio viene mandato da una persona competente e credibile: con le parole e i fatti. Ecco perché oggi abbiamo bisogno di avere allenatori sempre più preparati, sia da un punto di vista educativo che tecnico.
Infine ritengo molto importante e da non sottovalutare l’aspetto di un sano agonismo e la voglia di prevalere sportivamente. Aiutare gli sportivi, soprattutto i più giovani, a saper accettare le sconfitte e gestire le vittorie è un grande passo verso quella formazione rivolta all’uomo che lo vede al centro di tutta una proposta sportiva e formativa.