CSI - Centro Sportivo Italiano - Comitato di Reggio Emilia

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'Vita da arbitro': cena di Natale degli arbitri di pallavolo CSI

Un'occasione per augurarsi buone feste e condividere un momento tutti insieme, fuori dal campo

Sotto le feste, si sa, è un continuo gioco di incastri tra cene e ritrovi per gli auguri di buon Natale. Anche il gruppi di arbitri di pallavolo del CSI Reggio ha voluto ritagliare un momento per sé, al ristorante Don Papi (Bosco di Scandiano). «E’ un appuntamento fisso - spiega Eugenio Burani della commissione pallavolo CSI, il cui responsabile è Marco Ibatici - che si aggiunge alla cena di fine stagione sportiva e al ritrovo di inizio anno dove si comincia a organizzare le attività».

 

In quanti siete, come arbitri?

«In totale siamo ventisei, di cui circa una ventina è riuscito a partecipare alla cena. Siamo tutti di Reggio a eccezione di due di Parma e due di Mantova, che ci danno una gran mano nelle zone reggiane limitrofe alla loro città di provenienza».

 

Un po’ in tutti gli sport, l’arbitro è visto come un ‘nemico’. E’ d’accordo?

«Può essere ma nel nostro caso, in qualità di rappresentanti del CSI, il fine ultimo è sempre lo sport educativo. Dobbiamo far rispettare le regole dando noi per primi un certo esempio. Quello che sta a cuore è il bene degli atleti e io personalmente aggiungo che le squadre hanno diritto ad avere arbitri competenti, anche a livello umano. A questo proposito vorrei fare una precisazione».

 

Prego.

«L’ambiente del CSI è molto diverso da quello della Federazione. Sono i valori, più nello specifico, a essere diversi. Il Centro Sportivo è come una grande famiglia il cui fine è quello di trasmettere questi valori ed essere un esempio a livello umano oltre che ‘tecnico’. In più il comitato reggiano ha un occhio di riguardo nei confronti della figura dell’arbitro, con attività specifiche su questo ruolo». 

 

Quali?

«Nell’anno che sta per iniziare saranno organizzati alcuni incontro volti ad aiutare gli arbitri nell’affrontare problemi psico-emotivi che possono nascere sul campo, nell’approccio con le persone, siano essi atleti o del pubblico. Ci saranno due serate con uno psicologo, altre con tavoli di lavoro tra arbitri per condividere certe problematiche, poi degli incontri tra arbitri e rappresentanti delle squadre».

 

Capita spesso di affrontare situazioni difficili?

«Le offese generalmente arrivano soprattutto dal pubblico, va detto che nella pallavolo c’è molto più fair play rispetto ad altri sport, complice il fatto che non c’è contatto fisico. A volte, ma molto raramente, capita di avere degli allenatori un po’ agitati».

 

Che conseguenze ci possono essere?

«Possono nascere dei problemi a livello psicologico, per cui è necessario mantenere il self control rimanendo stabili sulle proprie decisioni. In questo senso confrontarci tra noi arbitri aiuta molto, condividiamo delle esperienze che viviamo sul campo e i modi per affrontarle».