"Dirigere con stile": l'incontro conclusivo
Sabato mattina si è concluso il ciclo formativo riservato ai dirigenti delle società sportive
Sabato 2 marzo si è tenuto il convegno per dirigenti sportivi organizzato dal CSI dal titolo “Dirigere…verso dove?” che ha visto la partecipazione di 85 persone tra dirigenti, allenatori ed educatori che hanno dialogato con tre ospiti d’eccezione: Sue Eccellenza monsignor Massimo Camisasca, vescovo della diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, Vittorio Bosio, presidente nazionale del CSI e don Alessio Albertini assistente ecclesiastico nazionale del CSI. Il dialogo è stato introdotto dai saluti del presidente provinciale Alessandro Munarini e da don Carlo Pagliari assistente del Csi reggiano, nonché incaricato per il servizio diocesano della pastorale giovanile della nostra diocesi, che ha inquadrato l’incontro in una cornice diocesana più ampia nella quale, anche a livello di oratori, si sta iniziando a lavorare insieme in un prospettiva di rete e collaborazione.
Samuele Adani, responsabile dell’Area Formazione del CSI e moderatore dell’incontro, ha presentato la mattinata introducendo le criticità emerse durante il percorso formativo con i dirigenti; il reclutamento degli allenatori, il volontariato, il rapporto con i genitori, il rapporto con la parrocchia e tutte le tematiche in campo amministrativo e giuridico/fiscale. Da questi “nodi” sono scaturite alcune riflessioni che sono state portate all’attenzione dei relatori del convegno per poter avviare con loro un dialogo.
Il presidente nazionale Vittorio Bosio ha affrontato inizialmente il tema dello “stile” che deve contraddistinguere le società sportive CSI: “Dobbiamo contaminare con l’esempio - ha detto Bosio - coloro che vengono da noi, affinché possano sentirsi affascinati e possano essere arricchiti; Non dobbiamo guardare a chi vince e a chi perde, ma a chi mette l’uomo al centro e trovare così soluzioni che vadano incontro ai ragazzi perché i ragazzi, tutti i ragazzi anche quelli meno dotati devono avere la certezza che nella società sportiva che frequentano sono protagonisti.”
Don Alessio Albertini ha poi affrontato il tema del delicato rapporto tra parrocchie e società sportive dicendo che “… viviamo in un contesto complesso perché ai giorni nostri siamo contagiati da un virus: quello che vede la vittoria e il successo come gli unici obiettivi della pratica sportiva e che intendo gli sconfitti come privi di ogni valore. Noi, invece, dobbiamo sposare la linea che non ci sono “scarti" e “avanzi". Oggi purtroppo il cristianesimo non è più il tessuto che tiene insieme la società e quindi dobbiamo essere convinti della bellezza che abbiamo ricevuto e testimoniare i nostri valori. Non è vero che lo sport è il divertimento e le cose serie sono altre: sono solo cose differenti. Chiesa e sport devono incontrarsi: sono importanti sia l’atleta che il ragazzo che deve imparare tante cose belle attraverso lo sport; se questo giovane cresce, come persona, allora chiesa e sport hanno un punto in comune”.
Presidente e assistente hanno poi affrontato assieme il tema del volontariato che è, da statuto, uno dei punti centrali del CSI, ma che purtroppo non è più così facile da “attivare” nelle società sportive. Sia Bosio che Albertini hanno incoraggiato a strutturare percorsi di formazione al volontariato e di non avere paura di sostenere il volontariato e di valorizzare quanti con passione e dedizione si mettono a servizio delle società sportive.
La seconda parte della mattina ha visto i dirigenti ascoltare con grande attenzione l’intervento di monsignor Camisasca che è partito ricordando il fondamento dell’opera educativa di don Bosco: l’impeto della carità che lo portava a vedere sfide da vincere nei ragazzi abbandonati. Il vescovo ha poi proseguito riflettendo su quanto l’opera educativa sia sempre difficile e rischiosa e dicendo con convinzione che è proprio un questa sua difficoltà che sta la sua bellezza: gli educatori devono accompagnare il cammino dei ragazzi, aiutandoli a scoprire quale grande dono si cela in ognuno di loro. Dopo aver ripercorso alcune tappe della storia del CSI il vescovo ha voluto indicare quattro punti su cui ha espresso il desiderio che le società sportive del CSI inizino a lavorare: il primo riguarda l’importanza del corpo. A questo proposito il vescovo ha affermato che oggi il corpo è disprezzato e privato del suo vero valore; oggi esso viene valorizzato solo nel suo apparire, ma mai nel suo essere”.
Un altro tema fondamentale indicato dal vescovo è la scoperta dell’altro in un tempo, come quello odierno di “individualismo narcisistico”. Il vescovo ha invitato a riflettere su quanto l’alterità sia importante per la crescita della persona. Lo sport –ha proseguito il vescovo- aiuta alla scoperta della vita come impegno, come preparazione e come sacrificio. La vita, nella sua bellezza e preziosità, presenta sfide e battaglie e lo sport svolge una grande funzione di preparazione alle fatiche della vita. Infine Sua Eccellenza ha posto la sua attenzione sull’importanza dell’educare a imparare a vincere e a perdere. Vittoria e sconfitta fanno parte delle dinamiche più autentiche della vita e gli allenatori devono, per primi, interiorizzare e accogliere queste dinamiche per poi trasmettere ai loro ragazzi e ragazze il modo giusto per affrontarle con serenità e maturità.
Ufficio Stampa CSI