CiSI RACCONTA: l'Arsena Cadelbosco si racconta
“Il calcio a cinque femminile resta il nostro fiore all’occhiello”
Come sta vivendo la sua società un momento come questo, quindi con un primo lockdown, una speranza che è durate alcuni mesi e ora un nuovo stop dell'attività sportiva?
L’impatto di questa pandemia è stato forte, ci ha profondamente colpiti, ma fortunatamente non affondati. Tutte le nostre attività ne hanno risentito, abbiamo prontamente attivato i protocolli di prevenzione e protezione che ci hanno consentito di superare i pochi casi emersi senza particolari problematiche. Sin dall’inizio abbiamo vissuto questo periodo con grande serietà, consapevoli delle difficoltà e criticità, ma senza perdere l’entusiasmo e la voglia di riconquistare la normalità. La massima sintesi del nostro approccio nell’affrontare la pandemia è stato l’investimento nel nuovo campo sintetico, nel periodo più buio e difficile noi lavoravamo e pianificavamo il ritorno, il rientro, la rinascita. Credo che questo approccio sia la migliore risposta ed esempio da dare a chi si sente travolto e sfinito da questa pandemia, rispondere con un operoso ottimismo.
Una situazione del genere, almeno nell'Arsenal, ha acuito il fenomeno dell'abbandono dell'attività sportiva oppure i numeri di coloro che lasciano sono i medesimi di quando si viveva la stagione regolare?
Abbiamo registrato un calo di iscrizioni in linea con il passato, più che compensato, motivo per noi di grande soddisfazione, dall’aumento nei gruppi dei più giovani.
In particolare cito l’annata del 2014 che conta oggi ben 26 iscritti, segnale importante sia del riconoscimento della qualità del nostro impegno, ma anche della volontà delle famiglie di investire nei valori dello sport. L'investimento nel nuovo campo sintetico ha sicuramente svolto un ruolo importante nello stimolare la curiosità e l’interesse.
Un merito speciale è da riconoscere a tutti i volontari che gravitano intorno a questo gruppo, tutti hanno confermato la loro adesione e partecipazione a questo progetto nonostante gli impegni e le difficoltà, un bellissimo gesto nei confronti dell’intera comunità.
Il calcio femminile è il vostro fiore all'occhiello. Quante squadre avete? Avete anche altre formazioni amatoriali e giovanili oltre a quelle femminili?
Per quanto riguarda il settore femminile, ormai consolidato da diversi anni, abbiamo 2 squadre OPEN di calcio a 5 e una squadra di calcio a 7 allieve con ragazze dai 12 ai 16 anni. Nell’ultimo anno, sia per motivi legati al Covid, che per motivi di età abbiamo purtroppo perso alcune atlete che ci hanno costretto a rivedere il numero delle squadre femminili, calate da 4 a 3. Ma il gruppo sportivo Arsenal (per fortuna) non è solo calcio femminile!
Anzi . Vantiamo di una scuola calcio, ormai ben strutturata da diversi anni con un totale di 5 squadre di bimbi/ragazzi (dai piccolissimi di 5 anni ai più grandi di 13/14 anni) che militano nei campionati CSI provinciali. E per i più grandi, abbiamo un settore OPEN “amatoriale” costituito da 2 squadre di calcio a 7 ,che coinvolgono anche ragazzi di età tra i 16 e i 20 anni, oltre a 2 squadre di calcio a 5 maschile . Contando anche il nostro staff, vantiamo di oltre 200 tesserati per le attività sportive .
Ragazzi e ragazze stanno affrontando in modo diverso il momento di stop? C'è voglia, da parte di tutti, di ricominciare il prima possibile?
E’ un tema molto delicato, ci preoccupa soprattutto la qualità del ritorno, ci chiediamo quali ferite avrà lasciato questo lungo periodo di incertezza e precarietà sociale.
Una volta risolta l’emergenza sanitaria dovremo fare i conti con quella sociale e noi come Società Sportiva sentiamo la responsabilità di accogliere giovani e ragazzi per aiutarli ed accompagnarli in un percorso di riabilitazione sociale.
A livello societario, state facendo qualcosa, qualche attività magari ludica, a distanza o comunque in sicurezza, per mantenere uniti i gruppi e tenere vivo l'interesse sul progetto sportivo?
La nostra priorità in tutto questo periodo è stata quella di garantire tutte le attività che potevano essere svolte nel rispetto delle normative vigenti per dare continuità al nostro percorso sportivo ed educativo. Dal 2° lockdown non abbiamo più interrotto le attività e siamo riusciti a garantire gli allenamenti all’aperto anche in questo ultimo periodo caratterizzato dal picco dei contagi e la felicità e la spensieratezza con cui i ragazzi vivono questi momenti ci rassicurano della bontà dei nostri sforzi.
Che rapporto avete col Centro Sportivo? Crede che il Csi stia facendo abbastanza per tenere vivo l'interesse nei ragazzi per le attività sportive?
La gestione di questo periodo non è facile, siamo stati colti tutti di sorpresa, nessuno poteva immaginare intensità, profondità e ritmo di questa pandemia ed assumere decisioni con questa incertezza non è semplice. Credo che sia importante mantenere con i ragazzi un filo di comunicazione diretto ed immediato, parlare direttamente a loro, spiegando quello che si sta facendo ora e fornendo loro prospettive di attività ed iniziative future che li aiutino ad investire fisicamente e psicologicamente sul post pandemia.
In questa situazione generale piuttosto “caotica” ritengo che il CSI stia facendo il massimo possibile per cercare di garantire continuità alle attività sportive e di informare noi società su come gestire le problematiche e le mille difficoltà che la pandemia ci impone di affrontare .
In tempi non di pandemia, com’è uno spaccato di vita quotidiana di una società sportiva come l'Arsenal Cadelbosco?
L’Arsenal Cadelbosco è una società solida, radicata, credente. Il gruppo di volontari che la compone ha un obiettivo comune, quello di animare l’Oratorio della Chiesa rendendolo un luogo di incontro e soprattutto di scambio e di crescita. Le nostre giornate sono caratterizzate da un intenso programma formativo che parte dal primo pomeriggio con il DopoScuola in cui i ragazzi di elementare e medie sono aiutati nel fare i compiti da adulti volontari, prosegue con il DopoSport dove invece sono protagoniste attività ludico-sportive che consentono ai ragazzi di interagire anche fisicamente per finire con gli allenamenti veri e propri di calcio nelle varie forme.
Vi stanno creando problemi il "return to play" e i relativi tempi di attesa? Crede siano misure eccessive? E le visite mediche? Tanti atleti, in molte società, da inizio stagione devono ancora farla. Voi come siete messi in questo senso?
Questo è un punto in effetti dolente. Le procedure di rientro non sono chiarissime e lasciano qualche dubbio interpretativo. Quest’anno abbiamo avuto non poche difficoltà già in partenza con le classiche visite di idoneità agonistica per tempi di attesa nei vari centri di medicina dello sport più lunghi del solito. L’ulteriore rivalutazione clinica necessaria, per normativa, per gli atleti che hanno avuto diagnosi accertata da Covid rende le cose ancora più complicate. Come tutti, abbiamo avuto anche noi al nostro interno diversi atleti colpiti da Covid, la maggior parte per fortuna in forma comunque lieve, che sono ancora in attesa di poter rientrare perchè ancora privi del certificato "return to play" visti i lunghi tempi di attesa. La medicina dello sport a livello provinciale purtroppo è abbastanza in “tilt” e questa condizione, se ci fosse nel breve termine una ripartenza definitiva dei campionati, creerebbe non poche difficoltà. Confidiamo in aggiornamenti del protocollo sanitario e in tempi decisamente più celeri .
Qual è il suo desiderio più grande per i suoi ragazzi?
Il mio augurio più grande è che la pandemia abbiamo insegnato ai ragazzi qualcosa, che avendoli privati di tante cose che possa al contempo averne insegnato il senso ed il sapore.
Sarebbe bellissimo se alla fine di questo periodo ci fosse maggiore consapevolezza dell’importanza della comunità, del confrontarsi e condividere tempi e luoghi in cui crescere insieme